Ora sono qui. Su scalette di marmo di fronte il porto di Trani. Ci sono arrivato per sbaglio. Sostanzialmente perché a volte sono un coglione e decido di seguire il mio istinto. “Vado verso il mare, troverò un posto dove fermarmi” ho pensato tra me e me. E, invece, immerso nella zona industriale di Barletta, arrivo nel nulla. Nel panico, metto il navigatore a caso, su un ristorante di mare. E arrivo a Trani. Cazzo. Non è neanche la mia auto. Torno indietro? È già l’una e trenta. Mi conviene rimanere, forse. Vado verso il porto. Torno indietro. Vado a guardare il mare. Non c’è spiaggia. Scogli che non mi soddisfano. Decido, finalmente con un po’ di razionalità, di cercare un posto dove andare a mangiare qualcosa, tipo qualcosa che sappia di sud. Dopo qualche ristorante che mi sembrava un po’ troppo costoso, trovo un panificio. E la giornata svolta. Una giornata incredibile. E due Peroni, che non guastano. Ora cerco di capire se rimarrò con le braghe lunghe o se trovo un posto dove buttarmi a mare. In tutto questo, c’è della musica lirica importante emessa da un bar. Sembra una piccola rivoluzione, con trombe, fiati e tenori. E una calma inusuale. Trani è un girovagare. In cerca di un mare che possa accogliermi. O di ombra.